pensioni_newspaper.jpg06/01/2019 | Previdenza. 

 

Quota 100 è un’utile soluzione per i lavoratori del nord e del settore pubblico, ma è  meno efficace per quelli del centro-sud dove difficilmente si raggiungono i 38 anni di contribuzione ed è del tutto insufficiente per le donne.

 Il sistema delle finestre mobili è un artificio appositamente istituito per non dover cambiare il titolo alla manovra che, di fatto, diventa quota 100 e 6 mesi per i privati e 101 per il pubblico. Settore pubblico che è, inoltre, pesantemente penalizzato anche dal pagamento differito del tfs, una nuova gravissima e insopportabile ingiustizia per i dipendenti del settore i quali percepiranno la liquidazione anche dopo 7 anni dal pensionamento. 
Positivo, invece, lo sganciamento dall'aspettativa di vita per la pensione anticipata dei precoci e la proroga di ape sociale. Ma l'assenza di una quota 41 per tutti è una scelta ingiusta e sbagliata che penalizzerà tanti lavoratori.

Pesa gravemente, poi, l'assenza di misure che valorizzino ai fini previdenziali il lavoro di cura e la maternità, che sostengano concretamente le future pensioni dei giovani, che pongano la parola fine sulla questione degli esodati.
Per quanto concerne “opzione donna”, la proroga sembra incompleta: non è presente, infatti, nessuna specifica inerente la maturazione dei 35 anni di contributi. 

 II decreto, poi, affronta solo parzialmente la riforma della governance dell’INPS e dell’INAIL, nei quali si deve rafforzare il ruolo dei Civ dotandoli di reali poteri d’indirizzo e di controllo.

 Queste misure si uniscono all’iniquo e ingiusto blocco della rivalutazione delle pensioni approvato con la legge di bilancio. La UIL si batterà affinché siano introdotte quelle modifiche necessarie per dare risposte efficaci ai lavoratori.