IX Conferenza di Organizzazione

UIL Milano e Lombardia

Relazione del Segretario Organizzativo

UIL Milano e Lombardia

Ferdinando Lioi

Scenario generale

Stiamo attraversando uno dei momenti più difficili della storia del nostro Paese. La drammaticità delle conseguenze di questa crisi di cui non si vede la fine ha interessato nel profondo il tessuto sociale e quel patto non scritto di solidarietà tra generazioni.
Di fronte ad essa malgrado i tentativi della politica, ci si è resi conto che i posti di lavoro non si creano per decreto, e spesso le scelte non sono state in grado di creare sviluppo, soprattutto a causa dell’errore storico perpetrato dagli ultimi Governi di non aver voluto coinvolgere i corpi intermedi, il sindacato in primis, nell’analisi e nelle proposte delle possibili misure economiche utili ad uscire dal guado della stagnazione.
Il fatto più preoccupante è che non solo non si vede l’uscita dalla crisi, ma che sembra mancare una idea di futuro e sviluppo per questo paese.
Quanto accaduto alla recente consultazione referendaria è la logica conseguenza dell’incapacità della politica di disegnare una reale prospettiva condivisa per il paese.
Cosa può fare il sindacato per contribuire a cambiare le cose? E’ francamente difficile rispondere a questa domanda se non impegnando il sindacato tutto su una linea di graduale ritorno alla normalità politica e alla crescita economica. Le priorità e le lotte tradizionali saranno efficaci solo se accompagnate da obiettivi chiari. Per questo devono essere nitidi i contenuti e le priorità.
Dobbiamo rafforzare la nostra natura democratica e il nostro ruolo di soggetto autonomo assumendoci la sfida delle responsabilità. La nostra indipendenza non vuol dire indifferenza né tanto meno isolamento dalla politica e dalle istituzioni ma scelta di confronto costruttivo e responsabile sui progetti e di sostegno nei contenuti condivisi e condivisibili.
Questo non significa prestare il fianco ad accuse di consociativismo, a causa di una presunta vicinanza a questa o a quella forza politica: la UIL ha sempre rivendicato la propria indipendenza e libertà di pensiero e ciò per molte valide ragioni. In primo luogo per rispetto nei confronti degli iscritti che hanno orientamenti politici diversi tra loro e che non ci hanno scelto per esercitare una forma di rappresentanza partitica collettiva ma per difendere i loro interessi concreti di ordine contrattuale e socio-assistenziale. In secondo luogo perché l’identificazione del sindacato con una qualunque forza politica porta inevitabilmente a coinvolgere nel giudizio che si dà al partito anche il sindacato. Questa risulta sempre una distorsione del ruolo indipendente e autonomo del sindacato. In tal senso è stata apprezzata la presa di posizione della UIL attraverso il nostro Segretario Generale Carmelo Barbagallo sul referendum costituzionale. Ciò ovviamente non vuol dire che il dirigente sindacale sia privato di diritti politici, ma che è importante che l’attività politica che ognuno a buon diritto svolge individualmente, non utilizzi il sindacato come strumento di aggregazione politica dell’uno o dell’altro schieramento.
Seguendo coerentemente il percorso avvenuto con l’accordo interconfederale sulla rappresentanza, che è un vero progetto di cambiamento, si può costruire un rapporto unitario fondato su regole condivise,con tutte le implicazioni che ne conseguono, a partire dal principio che le procedure decisionali devono essere uniformi e si applicano non solo quando si discutono le piattaforme o si giudicano gli accordi ma anche quando si decidono le forme di lotta.
Di fronte agli attacchi di chi vorrebbe ridimensionarci e al pericolo contestuale di trasformare il Sindacato in un soggetto subalterno alle forze politiche sbaglieremmo a rifugiarci in una logica ormai debole di difesa di una natura privatistica che è molto lontana dal ruolo che ci assegna la Costituzione. Al contrario gli artt. 39, 40 e 46 fanno del Sindacato anche un soggetto politico che non deve temere un sistema di regole trasparenti ed efficaci per tutti. Naturalmente non è contraddittorio ma complementare che su questa materia si proceda con intese tra le parti sociali sotto forma di “avvisi comuni” che vengano eventualmente poi tradotte in norme legislative.
D’altra parte la stessa tematica della partecipazione registra un enorme ritardo di elaborazione del Sindacato nel suo insieme e deve superare una sostanziale ostilità del mondo imprenditoriale,pur in presenza di aperture legislative, connotate tuttavia ancora da una ambiguità interpretativa.
Gli accordi tra le parti sociali in materia di rappresentanza e di rappresentatività aprono la via al recepimento legislativo di questa materia, già regolata dalla Costituzione all’articolo 39.
È realistico, e per molti aspetti nell’interesse del sindacato, pensare che l’attenzione si diriga anche sugli articoli 40 e 46. Ciò è giustificato dal fatto che il sindacato, così come le associazioni imprenditoriali, assume un rango istituzionale diventando vera e propria fonte di produzione giuridica.
Ciò porta a considerare inevitabile l’assimilazione delle associazioni a tutti i soggetti giuridici che operano nel sistema economico.
È prevedibile che le norme interne delle associazioni abbiano così un profilo giuridico a forte valenza pubblica e il loro rispetto ricada sotto il controllo della magistratura ordinaria.
Lo stesso ragionamento vale per la materia fiscale che sarà gradualmente allineata, salvo misure specificamente determinate, al trattamento delle imprese.
Il riformismo sindacale è stretto tra culture politiche e sindacali ostili ad ogni innovazione e una imprenditorialità che, in misura non trascurabile, per opportunismo e per mancanza di coraggio è più propensa a gestire il conflitto antagonista che a ricalcare modelli partecipativi.
L’unità sindacale, invocata e ricercata dopo le divisioni del 1948, che sembrava divenuta impossibile, si rileva oggi praticabile non come unità organica ma come unità nelle regole.
I rapporti sindacali in questi anni con Cgil e Cisl sono stati caratterizzati da una forte volontà unitaria, anche nei momenti in cui alcune scelte nazionali ci hanno visti su posizioni diverse.
In una Regione così complessa come la Lombardia serve oggi più che mai un sindacato unito, perché la domanda di tutela e sostegno delle lavoratrici, dei lavoratori, dei pensionati e più in generale dei cittadini di fronte anche alla crisi della politica si fa sempre più pressante.
I rapporti con la Regione Lombardia e con il Comune di Milano necessitano di un rafforzamento del modello di confronto che deve essere caratterizzato, ad esempio, da tavoli tecnici tematici preventivi alle decisioni di ordine politico. Anche di recente abbiamo dimostrato che quando la politica apre al rapporto con il sindacato si ottengono buoni accordi, buoni contratti, buone relazioni tra le parti. Noi crediamo di non dover giudicare a monte le amministrazioni in base alla colorazione politica o di schieramento, ma sulla base della disponibilità al confronto, alla soluzione dei problemi che in questa Regione e nella Città metropolitana sono tanti.
Il 26 settembre 2016 abbiamo sottoscritto un accordo sulla Riforma del Servizio Socio-Sanitario della Lombardia. Dopo la legge R.11/8/2015 abbiamo continuato il confronto con Regine Lombardia sui temi della compartecipazione (ticket, superticket e rette RSA).

Così come sul tema della mobilità regolato dalla LR 6/2012 che non ha ancora trovato piena attuazione e che già necessita di essere adeguata anche a fronte del mutato contesto Istituzionale che vede la presenza della Città Metropolitana di Milano.
Non è stato semplice ottenere con Regione Lombardia un ambito di confronto concreto che andasse oltre la “tradizionale” Conferenza TPL , oggi il tavolo costituito da Organizzazioni Sindacali, Associazioni di categoria ed Enti Locali lo può diventare.
Anche con il Comune di Milano, alla vigilia della gara sul TPL per il Contratto di Servizio oggi affidato ad ATM, è necessario instaurare modalità di confronto volte a ricercare soluzioni concrete.
La Lombardia, motore economico del Paese e uno dei principali d’Europa, può, con il contributo di tutti, trainare la ripresa dopo anni di crisi.E la UIL si farà trovare pronta per rimettere al centro alcuni valori fondamentali come equità ed uguaglianza, giustizia e solidarietà, oggi in seria discussione.

Il coraggio di cambiare

Un Sindacato moderno deve riuscire a interpretare il lavoro che cambia, adeguando le proprie politiche organizzative e contrattuali in un mercato ormai globale.
Se non sarà in grado di farlo ne uscirà sconfitto il lavoratore, che vedrà diminuire sempre più le tutele sindacali e retributive conquistate con anni di lotte.
Un processo che richiede grande coraggio da parte di tutto il gruppo dirigente, l’umiltà di mettersi in discussione anche e soprattutto da parte di chi ha tanti anni di militanza, lungimiranza nelle scelte, oculatezza nella gestione delle risorse finanziarie e grande unità di intenti e, fondamentale, di azione.
Una riforma organizzativa che deve tenere conto dei mutamenti in atto dell’economia e del mercato del lavoro, dai quali è scaturita una forte difficoltà nella rappresentanza del mondo del lavoro.
Se è pur vero, però, che la continuità ci dà le radici, il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di sistemarli e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze.
Il cambiamento, è certo, fa paura perché significa mettersi in discussione; ma questa è la caratteristica che deve avere un gruppo dirigente che si voglia definire tale.
La frase più pericolosa in questo momento è: “Abbiamo sempre fatto così”, perché i contesti di cambiamento che la crisi ha fatto emergere hanno alla base proprio questo atteggiamento. In questo mutamento repentino di scenari, anche per nostra fortuna, non è la specie più forte a sopravvivere e nemmeno quella più intelligente, ma la specie che risponde meglio al cambiamento.
Nell’ottica di una organizzazione efficiente e sburocratizzata, sarà naturale una nuova definizione delle strutture, sulla base di ambiti sub-regionali da individuare, anche al fine di assicurare alle Camere Sindacali Territoriali o alle categorie in ambito territoriale una dimensione organizzativa e, di conseguenza, una dotazione economico-finanziaria adeguata.
E’ stato riconosciuto ai livelli regionali confederali di poter scegliere il modello organizzativo più attinente alle loro specificità, in modo partecipato e condiviso con le Categorie, le CST e con coloro che operano nei diversi contesti, di valutare i tempi e i modi di messa in pratica delle decisioni una volta assunte. Il tutto in armonia con il principio secondo cui l’obiettivo è il rilancio della capacità dell’azione della UIL e non certo la concentrazione del potere nelle mani di pochi con sottrazione di sovranità politica.
In questa visione assumono rilevanza gli orientamenti di concentrazione nel solo livello regionale confederale delle competenze del Patronato e del Caf.
In un sistema complesso e articolato come è la UIL, con tanti livelli di gestione economico-finanziaria dotati di autonomia politica e operativa bisogna definire in modo condiviso e strategico le regole a presidio di tale problematica.
L’etica è un insieme quindi di valori condivisi, discussi e partecipati, adottati liberamente da ognuno proprio perché comuni a tutta la nostra Organizzazione.
Serve, nelle strutture sindacali e nei comportamenti di ognuno, sobrietà, oculatezza, misura, perché noi siamo il Sindacato rappresentiamo le donne e gli uomini che fanno sacrifici, rinunce, sforzi, non possiamo e non dobbiamo scostarci da questi valori.
A questa fiducia che le lavoratrici, i lavoratori e i pensionati ci esprimono si risponde con impegno e con comportamenti corretti, con l’agire trasparente, con una pratica coerente.

Politiche delle risorse

Sulla base di quanto deliberato dall’Esecutivo Confederale della UIL Milano e Lombardia del 31 maggio 2016, con particolare riferimento alle Politiche delle risorse, si ritiene necessario aprire un confronto all’interno dell’Organizzazione ai diversi livelli, sia confederali che di categoria e dei servizi, che affronti in maniera organica chiara e con le gradualità necessarie la ripartizione delle risorse derivanti dal contributo dei nostri iscritti e degli emolumenti che derivano dai nostri servizi, in particolare ITAL e CAF.
Ciò si rende necessario per consentire uno sviluppo della nostra Organizzazione partendo dal territorio, dove si raccoglie il consenso, presidiandolo meglio a livello sindacale e dei servizi, in linea con quanto deciso nella Conferenza Nazionale di Organizzazione di Bellaria del 2012, dove la UIL ha deciso il rafforzamento e la valorizzazione del territorio come punto di riferimento importante per tutta l’azione sindacale.
Tale sistema di ripartizione a favore del territorio deve valere come principio, con la stessa gradualità, anche per le strutture di categoria e dei servizi.
Anche per quanto riguarda la gestione delle agibilità sindacali (distacchi) il rapporto deve essere uguale a quello della ripartizione delle risorse, garantendo però più agibilità alle strutture territoriali.
La titolarità e responsabilità della gestione delle agibilità sindacali che compete al territorio deve essere gestita dalle strutture territoriali regionali che rispondono del loro utilizzo e dei risultati organizzativi finalizzati alla crescita della rappresentatività. Alla struttura nazionale di categoria compete il controllo e la verifica dei risultati organizzativi.
La UIL Milano e Lombardia ritiene altresì non più rinviabile una revisione e omogeneizzazione del costo tessere per le categorie nei confronti della Confederazione.
La Segreteria della UIL Milano e Lombardia si adopererà nell’ambito del proprio bilancio della struttura confederale regionale per una riduzione delle spese, al fine di creare le disponibilità economiche da investire nello sviluppo dell’azione sindacale e dei servizi sul territorio.
La Conferenza di Organizzazione è utile per fare il punto della situazione in cui eravamo due anni fa, il percorso che abbiamo fatto in questi due anni e cosa ci proponiamo di fare da qui al prossimo Congresso.
Tempo quindi di bilanci su cosa abbiamo fatto e cosa vogliamo fare per migliorare la nostra azione sindacale.
Questa la nostra azione in questi ultimi due anni dal punto di vista soprattutto organizzativo:
• abbiamo affrontato criticità che riguardavano alcuni territori in sofferenza amministrativa, sia per quanto riguarda il livello confederale che per la gestione delle società di servizio fiscale, investendo parecchie risorse. Per il risanamento delle società fiscali, oltre all’intervento economico, abbiamo chiesto alla Società di servizi di Milano di ausiliare le realtà in difficoltà per poter garantire il servizio agli iscritti. Altre strutture territoriali sono andate in difficoltà per il venir meno del sostegno economico da parte della Confederazione alla piccole Camere Sindacali già dal 2015.
• Abbiamo avviato il processo di accorpamento di alcune CST che avevano una loro fragilità di tenuta organizzativa ed amministrativa. Pertanto, abbiamo portato le CST da 12 a 8 con una riduzione pari al 33%.
• Per incrementare anche l’attività del Patronato, da qualche anno in Lombardia abbiamo allargato il campo della formazione previdenziale e assistenziale. L’obiettivo che ci eravamo prefissi era quello di potenziare la collaborazione tra le categorie della UIL e le sedi dell’ITAL al fine di promuovere l’attività di Patronato, migliorare l’azione di informazione previdenziale e assistenziale sul territorio, aumentare l’attività delle sedi dell’ITAL e contestualmente incrementare il proselitismo delle categorie della UIL. Se focalizziamo l’attenzione sugli ultimi tre anni, dal 2014 al 2016, vediamo che è stata realizzata una formazione importante, che ha interessato non solo gli operatori dell’ITAL, ma anche i delegati e i sindacalisti di tutte le categorie della UIL della Lombardia e gli operatori degli altri servizi dell’Organizzazione. A nostro avviso ci sono ulteriori margini di miglioramento per incrementare l’attività, con un nuovo impegno formativo per allargare il coinvolgimento di nuovi delegati delle categorie UIL, ma soprattutto nel dare continuità formativa agli attuali collaboratori volontari che devono sentirsi parte di un progetto complessivo che li veda coinvolti anche dopo il primo momento formativo che li ha portati al contratto di collaborazione volontaria con l’ITAL. Alla fine del 2016 i collaboratori volontari dell’ITAL in Lombardia sono stati 136, che hanno svolto in modo diretto o indiretto l’attività. Pertanto ai collaboratori dovranno essere proposti momenti di aggiornamento e formazione. La formazione dei delegati sindacali e dei collaboratori volontari quest’anno potrà essere così strutturata:
a) singola giornata formativa su una tematica specifica.
b) Percorso formativo di più giornate rivolto ad un gruppo di delegati.
c) Partecipazione all’interno di un’assemblea sindacale o aziendale.
Per fissare gli obiettivi del prossimo biennio non si può non considerare il progetto ormai avanzato di regionalizzazione dei servizi UIL e quindi anche dell’ITAL, soprattutto in relazione allo sviluppo del servizio di patronato in Lombardia.
Questo nuovo modello organizzativo deve essere visto come una importante opportunità di rilancio per migliorare la qualità dell’attività degli operatori e dei collaboratori volontari, per presidiare al meglio il territorio e per raccogliere maggiori consensi tra i lavoratori e i pensionati.
Per essere maggiormente presenti come patronato sul territorio regionale occorre rafforzare, e in alcuni casi realizzare la sinergia con le categorie, attraverso iniziative concordate finalizzate ad informare e formare i delegati sindacali su tematiche previdenziali e assistenziali.
Un aspetto da non trascurare per una migliore azione sinergica del sindacato a rete è quello di continuare in Lombardia a inserire nella formazione di Patronato anche gli operatori degli altri servizi della UIL, nel progetto di integrazione del “Sistema dei Servizi UIL” iniziato con la Conferenza di Organizzazione di Bellaria.
Il reale obiettivo che ci siamo prefissi per il prossimo biennio è
quello di incrementare l’attività del Patronato, ma anche quello di attrarre verso il nostro Sindacato sempre di più i lavoratori, i pensionati e i cittadini in generale e di favorire la loro iscrizione alla UIL.
• Abbiamo sperimentato nuovi servizi, in particolare sulla struttura di Milano, inerenti il sovraindebitamento delle famiglie, l’anatocismo, la voluntary disclosure attraverso la Ceser e la collaborazione delle strutture fiscali di Sondrio, Lecco, Varese. Servizio legale integrato, non solo per le materie del lavoro, con il coinvolgimento di Arcadia Concilia, istituendo una sede riconosciuta dal ministero della giustizia sul territorio Milano.

1. Come emerso dal confronto con le Categorie Regionali, la priorità è quella legata alla regionalizzazione dei servizi.
• Per quanto riguarda il CAF, sin dagli albori dell’assistenza fiscale fornita dai CAF si avvertiva la necessità di condividere le esperienze maturate durante lo svolgimento della campagna fiscale.
Rispetto alla situazione attuale, in passato tale esigenza veniva soddisfatta durante gli incontri organizzati a livello Nazionale, che periodicamente raggruppavano le strutture provinciali in corsi di formazione e consulta.
Facciamo però riferimento ad un periodo in cui l’attività pregnante era principalmente quella legata alla compilazione del modello 730 e, in misura inferiore, al modello Unico.
L’introduzione di tutti gli altri strumenti di assistenza (ISEE – RED – Contributi affitto/mutuo – Assegni maternità e nucleo – Bonus energia – Colf/Badanti – Successioni ecc.) ha allungato la cosiddetta campagna fiscale e l’esigenza di predisporre sia moduli formativi specializzati che modulistica e manualistica appropriata.
La gestione del servizio presuppone di:
– provvedere alla formazione del personale;
– predisporre modulistica di raccolta dati, laddove non sia possibile effettuare una assistenza diretta;
– creare locandine e manifesti al fine di pubblicizzare in ogni sede il servizio offerto;
– inserire in organico nuovi operatori qualora quelli già presenti non siano sufficienti a garantire una corretta assistenza, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo;
– gestire le criticità, le anomalie e i casi particolari.
A seguito di alcune difficoltà comuni e condivise si era già reso necessario costituire il primo gruppo di lavoro, identificato come “coordinamento”. Da quel giorno si sono succedute molte sessioni di lavoro che ci hanno portato a condividere, oltre che esperienze, anche documenti, formazione, organizzazione e piani di sviluppo delle attività.
La Regionalizzazione dei servizi fiscali si inserisce quindi in questo processo per garantire qualità, riorganizzazione, ottimizzazione ed omogeneità delle attività, pur mantenendo le specificità, competenze e capacità di ogni realtà territoriale.
Il suddetto processo, condotto alla luce delle priorità e degli obiettivi strategici, è finalizzato all’ottenimento dei risultati attesi sia dalle società di servizi delle province che dall’organizzazione UIL, nel rispetto dei fini istituzionali, economici e sociali.
Le iniziative già poste in essere sono riferite al consolidamento della formazione regionale, della pluralità dei servizi, offerti in modo omogeneo in tutte le realtà provinciali (cosa che, al momento, non avviene per tutti i servizi), della tariffazione e nella stesura di documenti idonei ed utilizzabili da parte di tutte le attuali società di servizi.
La collaborazione si pone come obiettivo la realizzazione di un progetto comune che vede l’utilizzo sinergico di risorse apportate da ciascuna struttura partecipante, al fine di mettere insieme diverse conoscenze e capacità per la realizzazione del progetto comune e facilitandone così la messa in opera.
I benefici prodotti, alcuni già ben visibili, altri lo saranno successivamente:
– convenzioni unificate e più semplici nella gestione per le categorie UIL;
– sottoscrizione regionale di accordi quadro come avvenuto, ad esempio, per il protocollo d’intesa sottoscritto a livello regionale lombardo con l’Agenzia delle Entrate nel 2016;
– rapporti con il CAF Nazionale e struttura di Coordinamento regionale;
– tutela legale unificata;
– commercialista, consulente del lavoro, centro approvvigionamento materiali di consumo e risorse informatiche, convenzioni regionali, ecc.;
– ricerca e assunzione di personale.
2. Incrementeremo le attività di coinvolgimento dei nostri delegati in processi di formazione sindacale e dei servizi.
3. Lavoreremo per creare sul territorio della Lombardia più punti di riferimento per i nostri iscritti attraverso l’apertura di nuove sedi.
4. Ci impegneremo a creare le condizioni migliori per un rafforzamento del rapporto tra livello confederale, categorie e servizi, per rafforzare il sistema a rete. Insieme alle Categorie bisogna affrontare le situazioni di debolezza organizzativa, fare un’analisi di tali territori e intervenire insieme per creare le condizioni migliori perché l’Organizzazione possa sviluppare la propria attività e migliorare i risultati organizzativi.
5. Bisogna mettere in atto interventi per poter coinvolgere i giovani nella vita della nostra Organizzazione. A tal proposito la UIL Milano e Lombardia ha costituito da circa un anno il Coordinamento Giovani.
6. La UIL Milano Lombardia porrà la massima attenzione alle politiche Internazionali ed Europee che impattano significativamente su quelle Nazionali. A tal fine è stato istituito il Dipartimento Internazionale.
7. La UIL Milano e Lombardia conferma anche per i prossimi due anni il progetto di premialità sul tesseramento per le Categorie che hanno un trend di crescita.

Proselitismo e rappresentanza

I dati relativi al tesseramento degli ultimi anni evidenziano una lieve crescita costante, soprattutto tra i lavoratori attivi. Ciò detto, non possiamo non sottolineare che in Lombardia il nostro grado di rappresentatività non è adeguato a quello che la Lombardia rappresenta in termini di abitanti, di unità produttive e pensionati.
Dobbiamo fare una riflessione tutti quanti e interrogarci sul nostro modo di operare. Certamente esiste un problema di come riuscire a presidiare meglio il territorio. Abbiamo un problema con i nostri dirigenti e funzionari che si accontentano dell’autosufficienza della propria struttura, non ponendosi in una logica di possibilità di sviluppare la loro azione sindacale, contrattuale e di presenza sul territorio per aumentare la propria rappresentatività.
Il modello organizzativo che ci siamo dati in Lombardia nel comparto dell’artigianato, con i Delegati di Bacino e RLST che operano trasversalmente per le categorie, con le strutture delle Camere Sindacali Territoriali e con i servizi che la UIL offre agli iscritti e alla cittadinanza, rispecchia quanto abbiamo deciso a partire dalla Conferenza di Organizzazione di Bellaria dove abbiamo gettato le basi per un sindacato a rete sempre più presente nei territori e dentro le aziende.
Anche per la categoria dei Pensionati si potrebbe introdurre un sistema premiale attraverso la destinazione di una parte delle quota delega verso le categorie degli attivi che si adoperano per organizzare i propri aderenti ad iscriversi alla UIL Pensionati nel momento del passaggio da lavoratore attivo alla pensione.
Il progetto di proselitismo ITAL, che ha portato nel 2016 buoni risultati, deve essere portato avanti superando insieme le difficoltà riferite agli impegni da parte delle Categorie previste nel progetto.
Anche per il servizio fiscale, dove il 50% della nostra utenza non è riconducibile agli iscritti UIL, dobbiamo trovare un sistema per cui tali contatti diventino anche un’opportunità per l’Organizzazione in termini di proselitismo.
In questa direzione va il progetto di creare punti di ascolto e assistenza fiscale attraverso un rapporto più sinergico con le categorie.

Mercato del lavoro e Formazione sindacale

Le attività del Dipartimento del Mercato del Lavoro si sostanziano essenzialmente nel confronto con la Regione Lombardia al tavolo della Sottocommissione e nell’informazione puntuale e costante rispetto alle politiche del mercato del lavoro alle nostre strutture, funzionari e operatori.
Le attività di formazione sindacale sono state caratterizzate dalla necessità di erogare formazione di primo livello ai delegati di nuova nomina e formazione più specialistica, nonché interventi ad hoc sulle nuove normative indirizzati a platee più ampie.
Negli ultimi 18 mesi i partecipanti sono stati circa 120, tra primo e secondo livello, i corsi si sono svolti tutti a Milano, cosa che ha evidentemente reso più problematica la partecipazione dei delegati provenienti da territori lontani, questa è una criticità superabile solo pensando di investire sulla formazione di formatori, o almeno tutor d’aula, nelle province, che possano gestire localmente le attività.
Le molteplici innovazioni in materia di diritto del lavoro operate dal Jobs Act a far tempo dal dicembre 2014, ci hanno portato a svolgere seminari sui territori e/o a livello categoriale, rivolti a delegati/e, funzionarie/i e quadri sindacali.

Macro Aree

L’organizzazione non può essere vista come qualcosa di statico ma deve essere dinamica,flessibile e soprattutto funzionale. L’impianto organizzativo che la UIL Milano e Lombardia ha individuato nella realizzazione delle macro aree, in coerenza con la realtà socio-economica regionale,quali sedi congressualmente autonome, è in questo momento la soluzione più idonea per la nostra regione. Il lavoro fatto finora ha risposto ad emergenze organizzative ed economiche ma non può essere esaustivo nella realizzazione di ulteriori accorpamenti delle realtà territoriali ma vedrà una continuità nelle valutazioni che faremo insieme alle strutture confederali territoriali e le categorie per definire il progetto condiviso delle macro aree. Questo percorso inizierà subito dopo la nostra Conferenza di Organizzazione per traguardare il prossimo Congresso con una definizione compiuta delle macro aree e avendo elementi di valutazione scaturiti dall’esperienza delle realtà che abbiamo accorpato, utili al progetto. Dai confronti che abbiamo avuto fin qua con le categorie e con le strutture confederali territoriali non sono ancora emerse chiare indicazioni in tal senso, ad eccezione della struttura confederale di Sondrio che ci ha prospettato la possibilità di una probabile sua regionalizzazione in considerazione delle caratteristiche riferite al territorio e alla sua connotazione socio-economica, ma soprattutto dal fatto che per i servizi ha uno stretto legame con la struttura regionale.
Poiché pensiamo che su un tema così importante ci debba essere il maggior coinvolgimento possibile dell’Organizzazione, subito dopo la Conferenza riapriremo i tavoli di confronto con le categorie e le strutture confederali territoriali, con la consapevolezza che dobbiamo fare delle scelte per una migliore funzionalità dell’Organizzazione sul territorio.

ADOC – UNIAT

Per quanto riguarda l’Adoc e l’Uniat, è a tutti evidente che ad oggi ci sono carenze nell’erogazione dei servizi nella realtà milanese e in alcuni territori.
Lavoreremo nei prossimi mesi per creare una struttura regionale, sia per l’Adoc che per l’Uniat, in grado di essere di supporto tecnico-organizzativo alle Strutture Territoriali, utilizzando al meglio le professionalità presenti sul territorio in un sistema a rete.

Ufficio vertenze intercategoriale confederale

La UIL Milano e Lombardia appoggerà tutte le iniziative finalizzate a creare a livello di Strutture Territoriali degli Uffici di assistenza vertenziale e legale intercategoriali che dovranno far capo alle Strutture Confederali, utilizzando le professionalità esistenti sul territorio a livello di singola Categoria e portando tali strutture in una logica intercategoriale che, in quanto tale, non può che essere di livello confederale.

CONCLUSIONI

Care compagne e cari compagni, cari amici, guardare avanti è un dovere del Sindacato: noi troppo spesso non siamo stati rapidi nel trasformare le nostre intuizioni in realtà, e altri se ne sono impossessati, perché erano buone idee.

Il Sindacato a rete è una buona idea, è l’idea di una organizzazione capillare sul territorio, come il sistema vascolare del nostro corpo, che porta sangue e linfa fino alle estremità, rendendole calde e vitali.

Così immaginiamo il sindacato 4.0, il sindacato innovativo che saprà inventarsi un modo per rappresentare il lavoro che cambia, la nuova frammentazione del lavoro, i lavoratori e le lavoratrici che non saranno più legati ad un “luogo” della produzione ma i cui bisogni dovremo intercettare tramite la rete.

Noi sappiamo che non cambierà la necessità di tutela del lavoro dipendente, sempre meno “tipico” e sempre più fuori dagli standard, e per continuare a rispondere alla domanda di rappresentanza sarà necessario rendere più visibile a lavoratori e lavoratrici dove siamo, cosa facciamo, come possiamo essere al loro fianco.

Una rivoluzione, che non avrà tempi lunghissimi, nella quale si giocherà il futuro della rappresentanza, il senso dell’intermediazione e la tutela degli interessi dei più deboli nel mercato del lavoro, una rivoluzione di cui non dobbiamo avere paura, e di cui la UIL non potrà non essere protagonista.luisa