L'Unione Italiana del Lavoro (UIL) è una confederazione sindacale italiana.

Da non confondere con il sindacato omonimo che esistette dal 1918 al 1925, con il quale non vi è alcun legame di continuità se non nel nome.

Il 5 marzo 1950 alla Casa dell'Aviatore a Roma, 253 delegati parteciparono al convegno costitutivo dell'Unione Italiana del Lavoro (UIL), a forte carattere socialdemocratico e riformista. La proposta del nome fu avanzata da Arturo Chiari del PSU e si rifaceva alla UIL prefascista. In realtà la UIL dell'Italia repubblicana deve l'omonimia per la volontà di Arturo Chiari e di altri sindacalisti provenienti dalla precedente UIL che ne adottarono il medesimo nome pur riconoscendone la palese diversità.

Tra i protagonisti di quel giorno possiamo annoverare Italo Viglianesi, Enzo Dalla Chiesa e Renato Bulleri del PSU, Raffaele Vanni e Amedeo Sommovigo del PRI, sindacalisti del PSLI, numerosi indipendenti e personaggi autorevoli come il partigiano ed ex Presidente del Consiglio Ferruccio Parri. Presidente dell'assemblea fu il senatore Luigi Carmagnola.

Nella dichiarazione programmatica approvata vennero indicati i “cinque pilastri” fondanti della UIL:

  • indipendenza dai partiti, dai governi e dalle confessioni religiose.
  • valorizzazione dell'autonomia delle federazioni di categoria.
  • adozione del metodo democratico con partecipazione attiva dei lavoratori.
  • unità d'azione con le altre due organizzazioni confederali CGIL e CISL.
  • intervento su tutti i problemi di politica sociale ed economica ogni volta che siano in gioco le sorti della classe lavoratrice.

 

In occasione della Festa delle donne rendiamo omaggio a tutte le donne ed al valore del lavoro femminile!!

 

“Le donne che hanno cambiato il mondo, non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza” (Rita Levi Montalcini)

 

 Un tributo a tutte quelle donne che insieme, quando si parla di questione del lavoro al femminile, generano "il dato statistico" della partecipazione femminile al mercato del lavoro; le statistiche dimostrano che le donne hanno tutte le carte in regola – sono più preparate, studiano di più, si laureano prima e meglio dei colleghi maschi, ma quando si entra nel mondo del lavoro, preparazione, talento e determinazione non bastano più. Ancora oggi nel nostro Paese il lavoro femminile non viene riconosciuto come risorsa importante che porta valore e rappresenta strumento di crescita economica per la società.

Quando  si  parla  di  diritti  per  le  donne,  l'Italia  si  ritrova  tra  le  ultime  posizioni, guardando assai da lontano le altre democrazie occidentali.

Dall'analisi di alcuni dati del Global Gender Gap Report 2012, che fotografa il divario tra i sessi in 135 Paesi, l'Italia è passata dal 72° al 74° posto, costretta ad inseguire persino il Ruanda e la Mongolia, dimostrando ancora una volta di essere un Paese dove le "pari opportunità" rappresentano solo il nome di un ministero!

Dobbiamo tutti contribuire a costruire politiche a favore delle donne per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze e per rendere finalmente l'Italia un "Paese per Donne.....un Paese migliore!"

 

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