Il testo pubblicato, ieri, sul quotidiano ''l'Unità''

rappresentanza

 

Cara iscritta, caro iscritto,

il 5 marzo la Uil compie 67 anni. Per noi è una giornata importante, un'occasione per riflettere sulla nostra Storia, ma anche per ragionare sul futuro che ci attende. Quella data, tuttavia, non sorge dal nulla: il nostro sindacato ha origini ben più antiche, perché affonda le sue radici nelle società di mutuo soccorso, create per dare assistenza e tutela ai lavoratori in difficoltà. Nei fatti, poi, quelle realtà associative diedero impulso all'originaria e unitaria Confederazione sindacale che, agli inizi del Novecento, fu strutturata su valori laici e riformisti. Quel sindacato rappresentava già allora i valori della UIL. Quella storia è la nostra storia, tant'è che al vertice dell'allora sindacato unitario fu poi eletto Bruno Buozzi, un campione del socialismo e del riformismo, il progenitore della nostra Organizzazione, assassinato nel 1944 dai nazisti in fuga da Roma.

Con l'atto costitutivo del 1950, i fondatori della Uil vollero dare continuità al progetto che aveva caratterizzato il movimento sindacale unitario dell'anteguerra e affermarono l'autenticità della funzione sindacale che è sempre stata di natura contrattuale. Nasceva un soggetto nuovo, dunque, ma con un vissuto profondamente radicato negli albori di quel secolo.

Anche dal punto di vista storico, la Uil non è mai stata seconda a nessuno.

 

Nel corso di tutti questi anni, la nostra Organizzazione ha tenuto fede al progetto programmatico redatto il 5 marzo di sessantasette anni fa. "Intervenire attivamente in tutti i problemi di politica sociale ed economica ed ogni volta che, direttamente o indirettamente, siano in gioco le sorti della classe lavoratrice": questo era ed è il quinto e ultimo punto di quell'atto fondativo al quale abbiamo sempre cercato di dare attuazione.

Partecipazione e dialogo, sino alla temporanea assunzione di una responsabilità concertativa nella gestione della politica economica del Paese, sono stati i tratti distintivi della nostra azione. Tuttavia, non abbiamo derubricato dal nostro vocabolario la parola "lotta": sono state tante le stagioni in cui abbiamo fatto ricorso alla mobilitazione per suscitare il consenso intorno alle nostre proposte. Strumenti e metodologie possono interscambiarsi, ma l'obiettivo resta sempre lo stesso: la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, dei giovani in cerca di lavoro. C'è un principio che ci guida costantemente: coniugare la libertà e la giustizia sociale. Noi lo abbiamo sempre applicato e quando questo principio riformista ha prevalso, il Paese ha fatto passi avanti.

 

Il futuro ci riserva sfide titaniche. Dobbiamo tenere testa al disegno di delegittimazione del ruolo e della rappresentanza sindacale, ma ancor di più, di ridimensionamento dei diritti e delle tutele dei nostri rappresentati. Soprattutto, dobbiamo essere in grado di progettare un modello sociale ed economico che dia risposte alla diffusa crisi occupazionale, alla svalorizzazione del lavoro, al dominio dell'austerità. Siamo immersi in un processo di trasformazione travolgente: dovremo fare i conti con l'irrefrenabile avanzata dell'industria 4.0 e con il concreto rischio della fine di tanti lavori, ma anche con l'opportunità dell'affermazione di nuove professionalità. Se vogliamo vincere queste sfide, non dobbiamo solo rivestirci di modernità, ma dobbiamo essere noi stessi fattore di progresso. Il merito e la produttività generata dal benessere lavorativo possono essere due leve su cui intervenire per governare questi cambiamenti. Non dimenticando mai, però, che nessuno deve restare indietro e che perciò occorre saper coniugare merito, produttività e bisogni. La Uil pensa e agisce così, nella convinzione che sia questa la strada per uno sviluppo equilibrato. E perché ciò avvenga, coltiviamo un altro sogno: rifondare su basi rinnovate quell'unità sindacale che è all'origine di tutti noi. Un'unità che non annulli le specificità, ma che le porti a sintesi. Dobbiamo fare questo passo nell'interesse dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e del Paese. Voi, care iscritte e cari iscritti, insieme a quelli di Cgil e Cisl, dovete "costringerci" a realizzare questo percorso.

 

Facciamoci, dunque, gli auguri immaginando e costruendo una prospettiva. In ogni nascita c'è un potenziale di energia immenso. Rivivere quel momento significa rinnovare parte di quell'energia, per affrontare il presente e il futuro. È quello che vogliamo fare anche oggi. E se possiamo farlo è perché ci siete voi, care iscritte e cari iscritti, che con la vostra convinta adesione avete consolidato la forza della Uil. "L'Unione Italiana del Lavoro è vostra": così si conclude il manifesto del 5 marzo 1950. Lo proclamiamo anche oggi, per festeggiare, insieme a voi, 67 anni di futuro.

Carmelo Barbagallo, Segretario generale Uil