Lo sciopero dei Servizi pubblici è dettato da motivazioni salariali e contrattuali. Non avremmo voluto ricorrere a questa forma di lotta in un momento così difficile, ma siamo stati costretti dell’atteggiamento del Governo e segnatamente da quello della Ministra Fabiana Dadone, che non ha avuto un comportamento corretto nei confronti delle organizzazioni sindacali.

Lo stanziamento messo in bilancio dal Governo per il rinnovo dei contratti avrebbe dovuto garantire, secondo le dichiarazioni dello stesso Esecutivo, un incremento di 107 euro lordi in busta paga.

Peccato che con quei soldi si debbano pagare dirigenti, magistrati e il comparto delle forze dell’ordine. Ciò che resta, che equivale a 40 euro lordi mensili, va spalmato sul resto dei dipendenti pubblici.

Vogliamo inoltre ricordare che agli operatori della sanità - definiti angeli, eroi e martiri nei giorni bui della pandemia - era stato garantito un aumento di 100 euro. Ma quegli stessi angeli, eroi e martiri sono stati presto dimenticati dalla ministra Dadone.

A scorrettezza si aggiunge scorrettezza: infatti, all’annuncio dello sciopero diversi esponenti del Governo hanno tentato di scatenare una guerra tra poveri, contrapponendo i dipendenti pubblici, presuntivamente garantiti, a quelli privati, che evidentemente stanno vivendo una condizione spesso drammatica.

Si tratta di un atteggiamento imperdonabile nei confronti dei lavoratori tutti e di quelli della Pubblica Amministrazione in particolare. Lavoratori che in questi dieci mesi di pandemia hanno garantito il funzionamento di tanti servizi pubblici essenziali, e dunque del Paese. Tra l’altro ci pare veramente miope lesinare risorse ai lavoratori pubblici in una fase di necessari investimenti per il rilancio della Pubblica Amministrazione.

Per tale motivo, la Uilpa chiede un atteggiamento responsabile da parte del Governo, restando disponibile al confronto e sostenendo con forza ogni iniziativa per la riforma della P.A.