In Italia quasi non passa giorno senza che ci giunga la notizia di qualche vittima del lavoro.
I recenti dati dell’INAIL parlano chiaro e fanno impressione. Nel periodo gennaio-dicembre 2020 le denunce di infortunio con esito mortale sono aumentate del 16,62% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (1.056 contro 783). E non è certo una giustificazione il fatto che tale aumento includa i morti per causa Covid.
Sono dati che rivelano una verità scomoda: tra lockdown e restrizioni varie, c’è stata una categoria di cittadini di serie B ai quali non è stato concesso di pensare prima alla salute. Si tratta di coloro che hanno sempre continuato a lavorare: nelle fabbriche, nelle campagne, nella distribuzione, nei servizi, nei trasporti, nella sicurezza, nei presidi sanitari pubblici e privati. Tutte attività che non si sono mai fermate.
Lavoratrici e lavoratori ai quali è stato chiesto di accelerare i ritmi, aumentare l’impegno, moltiplicare il sacrificio. Caricando così sulle loro spalle lo sforzo maggiore per non chiudere tutto e mandare il Paese in fallimento.
Ora che è iniziata la vaccinazione di massa ci dicono che il 2021 sarà l’anno della ripresa, della svolta, l’anno della rinascita del sistema produttivo italiano. Gli economisti di scuola liberista, gli unici a cui i media concedono la parola, prevedono un rimbalzo del PIL e spiegano che il Paese dovrà correre perché la competizione globale non aspetta.
A quale prezzo? Quello dell’aumento degli incidenti e delle morti sul lavoro? La Uil non ci sta e ha lanciato la campagna "Zero morti sul lavoro". Non accetteremo compromessi al ribasso sul diritto alla salute di chi lavora. La nostra posizione non è negoziabile: nessun baratto è possibile tra lavoro e sicurezza.
Ma non possiamo fermarci alle parole. Gli ispettori del lavoro in Italia sono talmente pochi che in media un’azienda è sottoposta a verifica ogni 11 anni e interi settori produttivi sono interamente scoperti. L’ultimo concorso è stato bandito nel 2006 e quello bandito l’anno scorso deve ancora svolgersi. Non è più possibile andare avanti così. Occorrono nuove assunzioni che colmino al più presto i vuoti di organico. La Uilpa non farà mancare il proprio sostegno per questa battaglia.
Sandro Colombi, Segretario Generale Uilpa
Roma, 8 febbraio 2021