Ho ascoltato con vivo interesse l’intervento del Ministro Brunetta al convegno di presentazione della Relazione CNEL al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Amministrazioni pubbliche centrali e locali a cittadini e imprese, tenutasi oggi in videoconferenza e presieduta dal presidente del CNEL Tiziano Treu.
I principali temi sviluppati dal Ministro sono stati essenzialmente quattro: la riforma della pubblica amministrazione, la semplificazione delle procedure amministrative, i contratti del pubblico impiego, i concorsi pubblici finalizzati all’ingresso nelle amministrazioni statali di giovani dotati di alta professionalità.
Per quanto riguarda il primo tema il Ministro ha espresso l’idea di una riforma che raccolga il meglio di quelle precedenti. Al riguardo si tratterà di verificare quali sono le idee del Ministro e comunque registriamo con soddisfazione la sua volontà di riformare la pubblica amministrazione secondo una modalità condivisa con la parti sociali. Il primo passo è stato compiuto con il Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. Un accordo politico che va nella giusta direzione e da molto tempo auspicato dal sindacato.
Sulla semplificazione correttamente il Ministro ha sostenuto che senza un profondo snellimento delle procedure la digitalizzazione è impossibile. Anche noi riteniamo che gli atti amministrativi debbano viaggiare senza intoppi, senza creare nella dirigenza e nei funzionari indecisioni per il rischio di incorrere nell’abuso d’ufficio o nel danno erariale. Brunetta ha sottolineato come il processo di semplificazione passi innanzitutto attraverso un maggiore livello di interoperabilità fra i diversi soggetti pubblici coinvolti nella definizione dei processi amministrativi. In altre parole, è indispensabile che le banche dati della pubblica amministrazione imparino a dialogare tra loro. Cosa che oggi avviene in maniera molto parziale contribuendo a creare quei colli di bottiglia nell’azione amministrativa di cui i cittadini-utenti pagano le conseguenze. Le nuove tecnologie aiutano ma non sono la panacea perché l’intervento umano e, soprattutto, la buona organizzazione del lavoro restano sempre fattori decisivi. Qui, purtroppo, la strada da fare è ancora tanta e non richiederà tempi brevi a iniziare dalla digitalizzazione di tutto il cartaceo che giace, spesso in condizioni disastrose, in improvvisati scantinati. Oppure è affidato, molto discutibilmente, a società private che ne garantiscono la custodia a pagamento.
Il Ministro si è altresì impegnato a chiudere i contratti del pubblico impiego entro l’anno. Cosa che ovviamente ci fa piacere e che valuteremo nella sua concreta fattibilità in sede di contrattazione con l’Aran. Importante ci è parsa la sottolineatura del Ministro di chiudere definitivamente la retorica stagione dei dipendenti pubblici garantiti contro i lavoratori privati non garantiti. Si tratta di una battaglia contro la discriminazione che il sindacato ha condotto da sempre e finalmente è stata recepita dal corpo politico.
Per quanto concerne i concorsi, la novità è che domani verrà ufficializzato, nell’ambito del nuovo “Decreto Covid”, il loro sblocco grazie al semaforo verde ottenuto dal Comitato Tecnico Scientifico. Faccio notare che questa decisione poteva essere presa già da diversi mesi, dato che con la pandemia stiamo ancora facendo i conti e presumibilmente dovremo ancora farli per tutto o quasi l’anno in corso. Ma, come si suole dire, meglio tardi che mai.
Sempre in tema di concorsi il Ministro ha insistito su nuove modalità di reclutamento fondate sulla rapidità e la trasparenza. Non possiamo che essere d’accordo. Mentre occorrerà approfondire la sua idea di inserire nella pubblica amministrazione giovani dotati di alte qualifiche professionali, richiamando magari i tanti cervelli che sono emigrati all’estero. Innanzitutto si tratterà di verificare quante di queste competenze sono già presenti negli enti pubblici e sono sottoutilizzate. Poi il Ministro ha parlato di contratti per cinque anni. Dunque in sostanza di nuovo precariato. E seppure ha aggiunto che alla fine del percorso quinquennale a queste nuove risorse verrebbe data la possibilità di un inserimento stabile nella P.A. crediamo che la prospettiva offerta a questi professionisti sia troppo incerta per risultare invitante.
Per chiudere, la politica sembra aver smesso di considerare il dipendente pubblico come un costo e sembra aver compreso il ruolo strategico della pubblica amministrazione e delle sue risorse umane per il rilancio del Paese. Ci auguriamo che anche dopo la pandemia sia sempre così. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza su cui si andranno a imbastire i progetti finanziati dall’Unione Europea, e sul quale ruota gran parte del ragionamento del Ministro, è anch’esso un atto di indirizzo, che peraltro presenta luci e ombre. Dal sindacato verranno proposte ragionevoli, concrete e fattibili. Le prossime settimane e i prossimi mesi ci diranno se lo spirito di concordia e di coesione più volte evocato dal Ministro si materializzerà nella costruzione di una pubblica amministrazione all’altezza dei tempi. Brunetta è ottimista. Anche noi.
Sandro Colombi, Segretario Generale della Uilpa
Roma, 30 marzo 2021