È sotto gli occhi di tutti: la pandemia ha evidenziato la necessità che la P.A. sia messa in condizione di fornire strutture efficienti e servizi di qualità. Per questo, oggi, il comparto pubblico è sottoposto a un accelerato processo di trasformazione. Basti pensare all’insegnamento a distanza, allo smart working, al reclutamento emergenziale di personale, all’introduzione di nuove professionalità, alla diffusione della digitalizzazione anche grazie alle ingenti risorse del Recovery Plan. La pandemia, dunque, è una seria minaccia per l’economia e insieme un’opportunità per la macchina dello Stato.
Nella sfortuna siamo dunque fortunati? Al netto della tragedia ci sono luci e ombre. Il rilancio della Pubblica Amministrazione è nelle cose. Ma c’è ancora molto da discutere per come verrà realizzato. La trasformazione della P.A. non dipende solo da scelte tecniche, ma anche (soprattutto?) politiche. Serve l’apertura di un confronto che si protrarrà per molto tempo. Gli effetti della pandemia daranno luogo a processi di cambiamento economico, sociale e culturale dai quali il Sindacato dei lavoratori non potrà né dovrà essere escluso.
Dobbiamo partecipare perché già oggi sappiamo che, solo per fare due esempi, il Piano Organizzativo del Lavoro Agile (POLA) proprio non va, tanto è farraginoso e permeato da una mentalità arretrata rispetto ai rapporti di lavoro e non solo. Con il Piano Nazionale Rinascita Resilienza (PNRR) la politica delle risorse umane compie un salto di qualità, ma presenta ancore numerose criticità. A iniziare dal fatto che le previste nuove assunzioni saranno in gran parte precarie. E poi: ancora non sappiamo quando potremo aprire le trattative per rinnovare CCNL scaduti da più di due anni. Per di più abbiamo a che fare con una controparte che in Tv loda il personale sanitario e poi, rimangiandosi la parola, lesina sugli aumenti salariali.
Parlare di organizzazione del lavoro e digitalizzazione è importante perché è da qui che si inizia a costruire la P.A. del futuro. La Uil vuole essere protagonista di questo futuro. Lo saremo se riusciremo a fare tesoro della nostra storia. Siamo la confederazione più piccola fra le tre storiche confederazioni sindacali nazionali. Ma siamo anche il sindacato che ha prodotto le idee più innovative. A iniziare dalla formula “Il Sindacato dei cittadini”. Oggi l’innovazione di un’organizzazione come la nostra passa per la comprensione realistica dei cambiamenti che stanno investendo il lavoro pubblico, ma non sarà affatto secondaria la capacità che avremo di trasformare noi stessi.
Per continuare a crescere e a rappresentare gli interessi dei lavoratori e dei cittadini la Uilpa del prossimo futuro dovrà fare dei salti di qualità. Innanzitutto, dobbiamo aprirci ancora di più alla società civile. Poi, occorre rafforzare la nostra capacità di ascolto di coloro che ogni giorno operano nel settore pubblico. Ciò significa mantenere costanti canali comunicativi con gli iscritti e i lavoratori tutti. Ancora: è necessario immaginare l’organizzazione del lavoro in maniera attiva: la gestione delle flessibilità legate alle nuove tecnologie non va lasciata alla discrezionalità dei dirigenti e dobbiamo rivendicare il ruolo della contrattazione. In questo senso la Uilpa si adopererà con tutte le proprie forze affinché la contrattazione di secondo livello assuma anche nel settore pubblico il ruolo e la funzione che le competono e che le Rappresentanze Sindacali Unitarie siano dotate di strumenti contrattuali e agibilità per difendere gli interessi dei lavoratori nei luoghi di lavoro.