L’Italia delle corporazioni non è mai stata del tutto superata a causa degli storici ritardi del nostro Paese e non è una sorpresa vederla tornare a tirare su la testa dopo anni di crisi economica, politica e sociale. Si tratta di un fenomeno preoccupante che nel mondo del lavoro punta a indebolire la rappresentanza collettiva a favore di interessi di nicchia di questa o quella categoria o sottocategoria professionale.
Proprio di recente un gruppo di funzionari della Terza Area si è organizzato in un chiassoso coordinamento che punta a impedire l’imminente chiusura del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2019-2021 e a riaprire le trattative tra Aran e Organizzazioni Sindacali.
Secondo questo coordinamento i funzionari laureati in possesso di una non meglio definita qualifica” specialistica” vanno inquadrati in un profilo professionale ad hoc con un meccanismo di progressione di carriera sganciato da quello degli altri funzionari. In altre parole, si vuole smontare una parte significativa del CCNL, frutto di 9 mesi di durissimo confronto negoziale all’ARAN da parte dalle rappresentanze dei lavoratori. La destrutturazione chirurgica dell’ordinamento professionale definito dal nuovo CCNL si completerebbe con l’istituzione di un’Area direttiva nella quale ricollocare gli “specialisti” di cui sopra. E chi dovrebbe attuare l’operazione? Il Governo.
Pur volendo ritenere in buona fede i promotori di tale iniziativa, la tempistica con cui viene proposta appare pericolosa. Non sarebbe il caso di perdere tempo a commentarla se non fosse che siamo in attesa da un giorno all’altro di essere convocati per la firma definitiva del CCNL, che permetterà a oltre 200mila lavoratrici e lavoratori del comparto Funzioni Centrali di riscuotere, probabilmente già con la busta paga di maggio, gli incrementi contrattuali e gli arretrati dal 1° gennaio 2019. Perciò non vorremmo che ora qualcuno tentasse di fare melina approfittando della mossa di un gruppetto organizzato che fa richieste impossibili.
A questo punto è più che mai necessario affrettare i tempi e chiudere l’iter per la firma definitiva del CCNL. Per noi la struttura dell’ordinamento professionale è solo quella definita nell’Ipotesi sottoscritta dall’Aran e dalle Organizzazioni Sindacali il 5 gennaio scorso.
Ogni tentativo di rimettere in discussione tale Ipotesi troverà la nostra più ferma opposizione anche perché significherebbe rinviare ulteriormente l’erogazione dei benefici economici e normativi concordati. Un rinvio che né la Pubblica Amministrazione né il Paese possono permettersi. Tanto più per soddisfare l’egoismo di pochi.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione