Sandro Colombi, Segretario generale UILPA
Care compagne e cari compagni,
sono qui per portarvi il saluto fraterno della UIL Pubblica Amministrazione e per augurarvi un buon congresso.
L’accattivante titolo che avete scelto per il vostro appuntamento mi trova pienamente concorde. Allo stesso tempo noi tutti siamo consapevoli di una narrazione politico-mediatica che per anni ha dipinto la Pubblica Amministrazione come la grande ammalata della Repubblica. Poi è esplosa la pandemia e i lavoratori pubblici da “fannulloni” sono diventati “I volti della Repubblica”. Dopodiché – e siamo all’oggi – la P.A. è alle prese con i progetti del PNRR considerati la strada che conduce al futuro. Una strada che stanno costruendo giorno per giorno i lavoratori e le lavoratrici dello Stato in condizioni molto difficili causate dalle scellerate politiche dei governi passati, mentre quello presente non brilla certo per novità.
Se guardiamo alla storia del lavoro pubblico degli ultimi trent’anni vediamo che pezzo per pezzo sono stati smontati o fortemente indeboliti i presidi di democrazia interna (per esempio, l’organizzazione del lavoro negli uffici pubblici non è materia di contrattazione) e gli ostacoli al corretto funzionamento degli strumenti di partecipazione democratica dei lavoratori alle scelte gestionali delle amministrazioni aumentano sempre più (penso alle difficoltà che spesso incontriamo per attivare gli organismi paritetici previsti dai nostri contratti collettivi di lavoro).
E così, mentre le nuove tecnologie si impossessano di porzioni sempre più vaste del ciclo lavorativo, il datore di lavoro pubblico assume sempre più una connotazione autoritaria che mira ad escludere i lavoratori dai processi decisionali. Allo stesso tempo lancia on-line una piattaforma dietro l’altra, pubblica una norma dietro l’altra, un piano dietro l’altro. Risultato: il lavoro pubblico è amministrato come ai tempi della seconda rivoluzione industriale e la Pubblica Amministrazione non è in grado di tenere il passo con la quarta rivoluzione proprio perché la mentalità verticista schiaccia le potenzialità creative e partecipative offerte dalle nuove tecnologie e impedisce l’affermarsi di nuovi modelli di organizzazione del lavoro.
Occorre essere chiari: le criticità della Pubblica Amministrazione sono da addebitare per intero alla politica, non certo ai lavoratori. Con altrettanta chiarezza sostengo che non abbiamo bisogno di una riforma ogni cinque anni. Abbiamo bisogno che i lavoratori pubblici siano messi in condizione di partecipare alla vita delle amministrazioni mettendo a disposizione il loro capitale culturale, la loro esperienza, la loro professionalità così spesso mortificata da un’organizzazione verticista del lavoro.
Se in alcuni segmenti del settore pubblico non si è in grado di lavorare in modo efficiente è perché viene impedito di attuare i meccanismi di autoverifica, di autoregolazione e di bilanciamento fra retribuzione e produttività che sono tipici delle strutture produttive in regime di mercato. Ciò significa una Pubblica Amministrazione fatta di norme e regole fabbricate negli uffici legislativi dei partiti politici e dei gruppi parlamentari. Significa un lavoro pubblico governato da una foresta sempre più fitta di leggi speciali che per gli altri non esistono.
Non ricordo nemmeno più quanti comunicati ho fatto per denunciare il depauperamento di risorse umane che sta colpendo in maniera devastante la Pubblica Amministrazione italiana, in particolare il mio comparto – quello delle Funzioni Centrali che in vent’anni ha perso più di un terzo del personale. Numeri che, peraltro, FP CGIL conosce molto bene, dal momento che su quelle cifre avete elaborato il vostro “Piano straordinario per l’occupazione”, nel quale concludete che “Servono 1.200.000 lavoratrici e lavoratori per i servizi pubblici” entro il 2030.” Sono completamente d’accordo con voi.
Dunque, il cammino da fare insieme è quello di contrastare l’ulteriore depauperamento della P.A. Per questo motivo dobbiamo contrastare la tendenza della P.A. ad assumere a tempo determinato per le esigenze del PNRR entrano con un contratto a termine. Dobbiamo impedire che settore pubblico diventi il più grande serbatoio di lavoro precario di tutto il mercato del lavoro italiano.
Rimettere in piedi la macchina dello Stato, quindi, è più che mai una questione di interesse nazionale. Ma a partire dai lavoratori e con i lavoratori. Cara Serena, cari compagne e compagni, se questo è l’obiettivo che Funzione Pubblica CGIL intende perseguire sappiate che troverete sempre la UILPA al vostro fianco.
Cervia, 15 febbraio 2023