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Qualche settimana fa il governo ha annunciato l’arrivo di un decreto ad hoc per il potenziamento degli organici della P.A. Per un attimo ci eravamo illusi che la politica fosse rinsavita e avesse compreso gli errori catastrofici compiuti ai danni del Paese in ossequio al neoliberismo. Dinanzi alla realtà dei numeri l’illusione è durata poco.

Il “decreto assunzioni” appena approvato dal governo contiene diverse misure per potenziare e qualificare gli organici della P.A. Peccato che tali misure siano fortemente squilibrate. A fronte di circa 3mila nuovi ingressi, due terzi vanno ai settori della sicurezza (e ben vengano), ma solo un terzo ai ministeri. Per i quali sono previste un migliaio di assunzioni, circa 300 in meno rispetto alle 1.375 di cui si era parlato nei giorni scorsi. Assunzioni tra personale dirigente e non dirigente, quest’ultimo peraltro distribuito in un ristretto numero di amministrazioni.

Siamo decisamente ben lontani dal tipo di intervento che sarebbe necessario, anche perché secondo  i dati della Ragioneria Generale dello Stato nel 2021 i ministeri hanno perso quasi 6mila unità di personale rispetto al 2020. E nel 2020 ne avevano persi più di 8mila rispetto al 2019. E, giusto per la cronaca, un trend analogo si registra negli Enti Pubblici non Economici (-2.500 unità nel 2021 sul 2020 e -3.200 nel 2020 sul 2019) e nelle Agenzie Fiscali (-2.300 nel 2021 sul 2020 e -3.200 nel 2020 sul 2019), settori ai quali il nuovo “decreto assunzioni” non ha dedicato nemmeno uno sguardo.

Le condizioni operative dei ministeri sono alle soglie del collasso. Ma davvero qualcuno pensa di rimettere a posto le cose con 1.000 nuove assunzioni straordinarie? Se l’obiettivo è quello di migliorare l’efficienza della macchina pubblica per l’attuazione del PNRR e per evitare il rischio di perdere i finanziamenti europei, non ci siamo proprio. Anche perché – almeno a leggere le prime bozze del decreto – non è affatto scontato che i nuovi ingressi di funzionari e amministrativi si realizzino in tempi brevi.

Pertanto, ciò che da tempo denunciamo è sempre più manifesto in queste ore: con i fondi del PNRR si possono imbastire grandi progetti, ma per assumere il personale, per attivare e sostenere i servizi è necessario un piano straordinario di assunzioni mirate per profili professionali, con un’attenta programmazione e maggiori risorse. Occorre quindi un deciso cambio di passo. E per il governo a compiere questo cambio di passo con un numero irrisorio di assunzioni sarà il capo dipartimento della Funzione pubblica. Il quale guiderà l’associazione che si occuperà di reclutamento e formazione dei dipendenti pubblici. Auguri.

Sempre nel sacro nome del PNRR quel che è certo è l’innalzamento immediato dal 10 al 12% della percentuale di incarichi dirigenziali da conferire anche a soggetti esterni alle amministrazioni. Il nostro loquace Ministro della Funzione Pubblica dovrebbe spiegare su quali basi i dirigenti reclutati sulla fiducia dal vertice politico dovrebbero essere più bravi di quelli che superano un concorso pubblico. Questa volta starà zitto, ne siamo certi.

In realtà il decreto assunzioni mette in luce due scelte politiche precise: 1) spaccare il fronte sindacale favorendo le assunzioni di una parte del pubblico impiego a discapito di un’altra; 2) spingere ancora verso le privatizzazioni. In poche parole, questo governo non discosta da quelli che lo hanno preceduto e ubbidisce passivamente ai tecnocrati di Bruxelles.

Il gioco è ormai scoperto. Ma se qualcuno si illude che i lavoratori si faranno dividere ha fatto male i suoi conti.

 

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

 

Roma, 11 aprile 2023

 

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