Quali sono i problemi più rilevanti del lavoro pubblico nella sua regione?
Il più importante è comune a tutta la Pubblica Amministrazione: la carenza di personale. Ma questa è solo una faccia della medaglia perché allo stesso tempo si assiste alla richiesta di aumentare le competenze qualitative e quantitative del personale. È evidente che siamo di fronte a una contraddizione, purtroppo presente in tutte le amministrazioni pubbliche. Il risultato è un quotidiano cortocircuito, un continuo lavorare in emergenza, un continuo mettere le toppe. Il che rende difficile l’organizzazione del lavoro e la possibilità di erogare servizi di qualità. La causa di tutto questo? Anni e anni di politiche economiche miopi, finalizzate a risparmiare sul costo del personale. Poi, quando il personale serve, come adesso con i piani per il PNRR, l’amministrazione e la politica non sanno che pesci prendere.
Parliamo proprio di questo argomento. Gli uffici pubblici del suo territorio hanno difficoltà a mettere a punto i progetti del PNRR?
Credo che non solo nella mia regione, ma in tutto il Paese ci siano e ci saranno forti difficoltà. Vede, pochi sanno che i veri gestori del PNRR sono i pubblici uffici. I quali però non hanno personale a sufficienza per ottemperare al meglio alla stesura dei progetti. E non solo c’è poco personale, ma scarseggiano anche le competenze perché in molti casi i progetti del PNRR richiedono conoscenze specifiche. Tant’è che si sta rivelando poco utile anche il reclutamento di personale in pensione, laddove per disperazione si è ricorsi a questa misura. In definitiva, stiamo rischiando di non rispettare le scadenze e perdere risorse. Ovviamente, io mi auguro che questo non accada perché ritengo il PNRR un’occasione per il Paese.
Le nuove assunzioni permettono di coprire i vuoti di organico?
Ci sono segnali che lasciano perplessi. Per esempio, a Taranto il Ministero della Difesa avrebbe dovuto assumere 305 dipendenti, ma alle prove selettive nemmeno la metà è risultata idonea. Francamente una bocciatura di massa come questa mi sembra strana e mi piacerebbe sapere che domande hanno fatto. Comunque sia, un altro caso che mi lascia perplesso è relativo all’assunzione degli Ispettori del Lavoro. Mi risulta che un concorso bandito oltre due anni fa non sia ancora giunto a compimento. E quando finalmente arriveranno i vincitori del concorso saremo punto e a capo perché diversi dipendenti saranno andati in pensione o saranno in procinto di andarci. E poi c’è un’altra questione da considerare: anche se laureato, preparato e motivato, un nuovo arrivato non è in grado di svolgere il lavoro con la stessa capacità di un collega che è sul campo da anni, perché gli manca l’esperienza. E l’esperienza si acquisisce col tempo. Dunque, assumere è indispensabile ma è necessario programmare una politica di reclutamento di largo respiro altrimenti su questo fronte la Pubblica Amministrazione rischia di restare sempre in emergenza.
In che misura è rilevante il problema dei vincitori di concorsi pubblici che rinunciano al posto?
È rilevante e francamente ho difficoltà a farmene una ragione. So di andare controcorrente ma non riesco a comprendere come si possa rifiutare uno stipendio da, diciamo, 1.700 euro al mese. Mi rendo conto che non c’è da scialare soprattutto se ci si deve trasferire in una città del Nord Italia. Ma a 25-26 anni ci vorrebbe un po’ di spirito di adattamento. Le faccio un esempio. In un ente pubblico di Chiavari ci sono state diversi vincitori di concorso che hanno rinunciato al posto perché residenti in altre regioni. Mi rendo conto che a Chiavari gli affitti sono cari. Ma, mi creda, basta spostarsi di appena cinque chilometri dalla città e si trovano appartamenti in affitto a 300-400 euro al mese. Voglio dire che se si pretende di avere il posto di lavoro sotto casa è un po’ difficile trovare un’occupazione. Credo tuttavia che questo atteggiamento sia dovuto anche a una campagna mediatica permanente finalizzata a screditare il lavoro nello Stato. Quindi spesso i giovani hanno un’idea distorta del lavoro pubblico.
Negli Enti della sua regione dove si applica il CCNL Funzioni Centrali il sistema delle relazioni sindacali funziona in maniera soddisfacente?
In linea di massima i rapporti con le amministrazioni della mia regione sono positivi. Posso dire che nella maggior parte dei casi si riesce a discutere senza troppe tensioni, anzi, il più delle volte cordialmente. Diciamo che in prospettiva noi dovremmo puntare a portare in contrattazione un numero ancora più consistente di tematiche. Io credo che questo andrebbe a vantaggio anche della controparte perché ci sarebbe un confronto vero, diretto. Oggi invece su una questione decisiva come l’organizzazione del lavoro i sindacati possono solo esprimere un parere non vincolante. Si tratta di un limite che abbassa la qualità delle relazioni sindacali.
Roma, 4 luglio 2023
A cura dell’Ufficio comunicazione Uilpa