Ce ne vuole di fantasia per immaginare che un incremento retributivo del 5,78% spalmato in un triennio e corrisposto per intero quattro anni dopo la scadenza contrattuale sia un buon accordo. Eppure, è proprio questa la favola che il governo racconta alle lavoratrici e ai lavoratori del pubblico impiego.
A parte la stampa, a questa favola non crede nessuno. E come potrebbe essere credibile visto che il potere d’acquisto dei dipendenti pubblici è crollato almeno del 15% dalla scadenza dell’ultimo CCNL?
Non più tardi di un anno fa spiegavamo al ministro della Funzione Pubblica che, secondo i dati Eurostat, lo stipendio medio mensile dei pubblici dipendenti italiani è di 1.799 euro, contro una media europea di 2.827 euro.
Cosa è accaduto da allora ad oggi lo sappiamo. Il governo è andato avanti a colpi di acconti e di una-tantum mentre l’inflazione bruciava le retribuzioni reali. Fino a che ha cominciato a circolare sui quotidiani un numero magico: 160.
Tale sarebbe in fatti l’incremento retributivo “medio” per i pubblici dipendenti all’esito della tornata contrattuale 2022-2024. Ma se provate a chiedervi da dove esca fuori questo numero magico, nessuno saprà rispondere. 160 euro: ma lordi o netti? E chi lo sa. Il numero da raccontare è quello e basta. Da giorni i mezzi di informazione se lo rimbalzano tra loro, ma di verificare se i dati forniti dal governo sono reali non si preoccupano tradendo uno dei principi del giornalismo: verificare le informazioni delle fonti.
Invece noi i calcoli li controlleremo eccome, perché quei soldi servono alle nostre famiglie per fare la spesa, far studiare i figli, pagare i mutui e le bollette, per comprare le medicine e pagare l’abbonamento ai mezzi pubblici. Stupidaggini, certo, per la casta degli espertoni che dettano le regole macro-economiche secondo cui l’inflazione si combatte impedendo ai salari di aumentare quanto i prezzi.
Il governo e i soldatini ubbidienti dell’informazione la smettano di prendere in giro i dipendenti pubblici annunciando aumenti “medi” che la maggior parte dei lavoratori in busta paga non vedrà mai. Lo sanno benissimo che è così. È un gioco puerile e anche facile da smascherare, non appena siederemo (se mai siederemo) al tavolo della trattativa.
Cosa racconteranno allora per provare a tenerci buoni? Un’altra favola?
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 5 giugno 2024